HOME BACHECA
HOME
BACHECA
 















 
GIORNO 0 03/03/14



GIORNO 7 25/03/14



GIORNO 6 24/03/14

 Grazie a Tutti, nessuno escluso. 




GIORNO 5 23/03/14

Buona la Prima

Ieri sera, 22 marzo 2014, nell’Ufficio Turistico, all’ombra della Cattedrale Fausto Aquilino, candidato alle primarie della coalizione di Centro-Sinistra per le Amministrative della Città di Troia, è stato presentato dai Consiglieri Comunali di Città Nuova: Giovanni D’Attoli, Silvano Panarese, Carlo Rubino, che assieme al movimento “Solidarietà & Lavoro” lo sosterranno nella competizione interna per la scelta del Candidato Sindaco.

 

Davanti ad una sala gremita i Consiglieri di minoranza hanno elencato gli argomenti e gli atti amministrativi sui quali con forza e determinazione si sono opposti all’Amministrazione Beccia-Cuttano.

 

Hanno poi spiegato di come l’Amministrazione, ci auguriamo finalmente uscente, nel corso di questi cinque anni e nei dieci anni precedenti abbia potuto governare senza impedimenti e senza nessun rispetto delle minoranze in barba ad ogni buon senso democratico forte di una legge elettorale pessima, iniqua e sbilenca.

 

A chiudere l’incontro è stato il Candidato al ruolo di Sindaco, Fausto Aquilino, che ha spiegato le ragioni che lo hanno mosso a cimentarsi in politica. Oltre all’amore per la città e per la comunità troiana ha richiamato il senso civico che sempre lo ha spinto a partecipare come cittadino attivo alla vita politico-amministrativa e culturale della nostra città sin da quando era ancora studente.

 

Fausto, non potendo illustrare un programma amministrativo particolareggiato che necessariamente dovrà essere completato e definito da tutte le componenti della coalizione ha voluto, però, delineare le line che ispireranno la sua potenziale Candidatura a Sindaco della Città di Troia. 

 

Se i cittadini di Troia volessero riporre in lui la loro fiducia Fausto ha annunciato che sarebbe determinato ad inaugurare una nuova fase cittadina all’insegna del “Bene Comune” e del “Fare Assieme” contro, i tanti, i troppi interessi di singoli e di gruppi che hanno asservito l’azione comunale in questi anni di gestione Beccia-Cuttano.

 

Ha chiuso ringraziando i Consiglieri Comunali di Città Nuova che con la loro presenza rappresentano la continuità dell’impegno di tante persone cominciato già diversi anni fa il sostegno di Giuseppe De Leonardis e del movimento “Solidarietà & Lavoro”, il conforto e la vicinanza dei numerosi amici e sostenitori intervenuti, infine ha ricordando che Fausto Aquilino si impegnerà con tutti e per tutti, nessuno escluso nell’interesse primario del bene di Troia e della sua comunità.  


GIORNO 4 22/03/14




GIORNO 3 21/03/14



SOLIDARIETA' & SVILUPPO

Per rassicurare gli esegeti della vecchia disciplina stenodattilografica, ormai scomparsa anche negli istituti tecnici per ragionieri, non c’è niente di commerciale in quella “&” anzi tutt’altro, è solo un fatto grafico che può piacere o no la grafica appartiene all’ambito dell’estetica a volte fa arte.

In questi ultimi anni molto ci sarebbe stato da dire sull’utilizzo di simboli e di significati a cominciare da chi ci ha tolto la possibilità di gridare “Forza Italia” per le partite di calcio o a quella di poterci definire Troiani per nascita e non per parte politica, ma tanto è.

Nonostante io faccia il commercialista la “&” non è riferita al commercio di alcunchè e quindi meno che mai in politica, si voleva solo mettere in evidenza che la Solidarietà e il Lavoro sono soci alla pari di una “società umana” equa e giusta. Chi mi conosce lo sa, in questi anni non ho, non abbiamo, accettato nessun compromesso con chicchessia, non abbiamo scambiato il lavoro (diritto soggettivo) per i voti né per qualcos’altro né abbiamo fatto della solidarietà un mercato (teatro) per carpire meriti e visibilità. 

Pertanto ridimensionerei “l’abomino” della &, ci sono ben altre interpretazioni magari da considerare, ma evidentemente si guarda il dito per evitare di guardare la luna. Un caro saluto ad amici & compagni.


GIORNO 2 20/03/2014

La fiera delle contraddizioni

Il ruolo degli amministratori (politici e amministrativi) è quello di governare al meglio le risorse di un Ente e soddisfare le aspettative e le richieste della comunità, ma soprattutto di avere una visione prospettica della comunità cittadina per valorizzarne le caratteristiche e i talenti in funzione di una migliore qualità di vita e di un più apprezzabile futuro.

Il ruolo dei cittadini rimane quello di chiarire i propri bisogni e chiedere provvedimenti per le proprie esigenze, verificare l’azione amministrativa e scegliere democraticamente da chi essere amministrati, magari dando attenzione alle loro proposte programmatiche.

In questo gioco vi rientrano la discrezionalità e le idee degli amministratori (politici o amministrativi) da una parte e la libertà di critica dei cittadini dall’altra.

Analizzando i provvedimenti presi in 14 anni di continuità amministrativa della compagine al governo della città, proviamo ad elencare alcune critiche per smuovere l’immota cappa di torpore che ormai avvolge la comunità locale, consci che la critica è stimolo indispensabile per un buon amministratore che voglia migliorare le proprie decisioni e cercare di emendare gli inevitabili errori.

E siccome a magnificare le gesta degli Amministratori (politici e amministrativi) ci pensano già il foglio Comunale: “La città di Troia” e altre testate associate proviamo a suggerire elementi di discussione alla soffice informazione locale proponendo criticità e contraddizioni da risolvere per questo scorcio e in prospettiva per la prossima amministrazione comunale.

Iniziamo da piccole cose che evidenziano però palesi contraddizioni:

Sinuose piste ciclabili si snodano rompendo la monotonia del normale andamento delle strade del quartiere residenziale (ex 167) senza che ci sia una sola bicicletta ed un solo ciclista che le percorra (e ormai sono passati anni dalla loro inaugurazione). E’ chiaro che i fondi provengono da disposizioni Europee e/o nazionali e/o regionali ma non necessariamente si arraffano pur di fare qualcosa anche se inutile o non richiesta dai cittadini (ricordo sommessamente che quei fondi vanno ad aggravare comunque il bilancio dello Stato).

Candidi campi da bocce sono stati realizzati, ora è un anno, senza che un solo bocciofilo ne abbia calcato il polveroso fondo con in mano le note palle colorate. Nonostante le dichiarazioni di facciata il consumo del suolo e del verde continua incessantemente su tutto il territorio comunale, la sensibilità è cosa evidente sin dalle piccole dimostrazioni.

Lunghe, alte, possenti staccionate stile far west accolgono i passanti all’entrata della città o in villa comunale senza che una solo cavallo una sola vacca o un bisonte (in lingua Sioux: Tatanga) si aggiri dentro i loro perimetri. E’ evidente che il buongusto non è prerogativa richiesta a popolari amministratori di successo.

Se il riconoscimento attribuito alla Città di Troia per la raccolta differenziata premia la pervicacia dell’Amministrazione e decreta il successo dell’iniziativa nonchè la lindizia del paese, la nota incomprensibile riguarda il turpe immondezzaio che si allunga per chilometri lungo le strade secondarie che circondano il centro abitato, che va attribuito senza ombra di dubbio all’esecrabile comportamento di pochi incivili cittadini. La cosa inaccettabile è che nessuno prende provvedimenti per rimuovere i cumuli di rifiuti maleodoranti, fumanti e sicuramente anche pericolosi, in alcuni tratti, ben conosciuti da chi di dovere e, che si spargono infestando le campagne circostanti per centinaia di metri. Insomma, come accumulare la polvere sotto il tappeto, puliti dentro e sporchi fuori, parafrasando la pubblicità di una nota acqua minerale.

Dell’algido ed inelegante rifacimento di Piazzale Salandra e della Villa Comunale meglio non parlarne poiché, in genere, il bello si apprezza ed il brutto anche, dunque, non c’è da commentare. Una parola è poca e due sono troppe.

Essenza emblematica della contraddizione dell’azione amministrativa della compagine al governo da quasi 15 anni è lo stato di degrado in cui versano i pendii, un tempo, non a caso, chiamati “rimboschimento”, lungo i fianchi del centro storico. Infatti oltre cinquant’anni fa “le costole” della collina sulla quale si adagia la città vennero fatte oggetto di un opportuno rimboschimento con piante di acacia e di cipressi.

Un’azione provvidenziale poiché, negli ultimi decenni, ha evitato quei fenomeni di frane e smottamenti che avevano messo in pericolo l’abitato nei primi anni del secondo dopoguerra.

Ormai da più di tent’anni i pendii sono un vero e proprio tabù per ogni compagine amministrativa susseguitasi a palazzo D’Avalos.

Nessuna e dicasi nessuna, ha provveduto in questi anni a ripulire, rinforzare, ripopolare “il Rimboschimento”. Nessuno ha provveduto a bonificare e rendere fruibile e apprezzabile ai residenti la prossimità di una specie di piccolo bosco nel cuore del centro abitato. Basterebbe potare le ormai belle e gigantesche acacie, risistemare gli antichi gradoni, disegnare sentieri e aree da pic nic, e chi più ne ha più ne metta, per rendere tutto questo verde nella immediata disponibilità di residenti e visitatori (salvo ad inserirlo puntualmente come parametro di verde pubblico per il Centro storico nel Piano Urbanistico Generale –PUG).

Evidentemente dove non c’è impiego di cemento, acciaio, asfalto, etc. non c’è attrattiva per gli uffici tecnici che lavorano ossessivamente e senza lena solo per il “metrocubo” (come da tabella del genio civile), né per i politici di turno che si avvalgono delle loro prestanti gesta. Evidentemente, dove “l’acqua è poca la papera non galleggia”.

Una città non dovrebbe essere solo cemento, acciaio e asfalto, ma anche bellezza, verde, accoglienza, insomma una comunità che realizza cose che servono a far vivere bene le persone. Una città è relazione, conoscenza, cultura, e non solo economia, magari anche, ma non solo.

Ora come amministratori (politici e amministrativi) si può anche lavorare e realizzare cose diverse per le diverse esigenze delle tante persone, ma occorre non perdere mai la direzione verso quale procedere, il futuro verso quale dirigere “il Popolo degli amministrati”.

Se si pensa di fare di questa città un posto bello da vivere e turisticamente apprezzabile l’arredo urbano, il verde, la bellezza dei giardini e delle strade non è elemento marginale, se si pensa di fare del nostro comune un modello di pulizia e di ecologia non possiamo limitarci alle strade del centro abitato e essere sopraffatti dal pattume appena fuori.

Se si vuole  fare della nostra comunità un piccolo faro di cultura e di civiltà non si possono salvare le sue antiche vestigia (San Domenico, San Francesco, i Morticelli) esaltandole ad ogni piè sospinto e abbandonare il centro storico alla poliedrica effervescenza di improvvisati Renzo Piano versione 3.0 “de noialtri”, ne tanto meno si può prostituire il paesaggio alle mire di speculatori ed aguzzini, tristi avventurieri, razziatori degli ultimi scampoli di post-industrialismo.

O si è gelosi tutori dei beni culturali o si è modernisti o si è ecologisti o si accetta l’inquinamento fronte del ristoro o si crede nella crescita della tradizione agricola migliorando i metodi di coltivazione e la qualità dei prodotti o si punta sullo sviluppismo post-industriale o si promuovono stili di vita volti al benessere comune o si propende per la giungla dei privilegi individuali. Bisogna scegliere da che parte stare e da che parte voler provare ad indirizzare la comunità dei residenti, altrimenti è solo potere e confusione.

A ognuno il proprio stile

A ognuno il proprio stile. Negli ultimi quindici anni la comunità troiana ha goduto di una solida continuità amministrativa, senza ostacoli ne possibilità di opposizione vista la situazione dettata dal sistema maggioritario per i comuni sotto i 15.000 abitanti e le relativi leggi sulla organizzazione e il funzionamento delle pubbliche amministrazioni le famose Bassanini uno e due.

Ora magari non si possono né ostacolare né fermare i propositi e le azioni buone o cattive delle compagini amministrative ma vivaddio resta ancora la possibilità di commentarli, apprezzali o criticarli.

Dal punto di vista politico la compagine al governo della città si è dimostrata compatta, e determinata nelle sue “filosofie” di fondo, tolto l’incomodo e riluttante sindaco del primo quinquennio (Lorenzo Borghi) la compagine quasi totalmente al completo ha trovato la quadratura del cerchio scegliendo come nuovo Sindaco l’ex vicesindaco Edoardo Beccia.

Il sindaco Beccia pragmatico nella sua logica politico-amministrativa forte dell’esperienza già ventennale trascorsa come consigliere (DC) Sindaco (DC) e nuovamente consigliere di opposizione (nel periodo La Bella) ha saputo dare ad ognuno dei consiglieri di maggioranza la gestione del solco riservando per sé il dominio assoluto dell’intero orto.

Coerente ed ineccepibile il suo comportamento decisionista, fedele alla sua logica di piccoli e grandi interessi di gruppi, di famiglie e di persone e contentini da elargire ai sostenitori di turno, ha saputo tenere fede a tutte le sue “cambiali” elettorali.

Abile stratega il politico Beccia è stato abile a dividere le opposizioni prima ancora di cercare il consenso in modo da assicurarsi il successo prima ancora di competere; per chi vede il potere come scopo essenziale della vita, un vero sballo, un successo evidente e incondizionato. Insomma, una valutazione da trenta e lode.

Questione di stile

Questione di stile, recitava un verso di una canzone di Riccardo Cocciante, denominare Pidocchietto l’ex cinema comunale è stato un esercizio di pessimo stile, di un cattivo gusto esagerato. Restituire una bella struttura alla cittadinanza e mortificarla con un nome che se pur presente nella memoria cittadina a breve lo penalizza non poco è, in buona sostanza, un atto di autentico masochismo.

Pensare che la storia si possa riferire solo al ricordo, piuttosto recente, di chi attualmente amministra e decide, è un eccesso di presunzione che evidenzia non solo un funambolico cattivo gusto, ma anche una mancanza di rispetto storico assommato ad un alto grado di cecità culturale.

Infatti, il non riconosce credito all’antico lustro ricoperto dal luogo non è solo una questione di stile, ma una denominazione che non rende giustizia alla struttura per il passato né tanto meno la valorizza per il presente visto che è la sede deputata, ci si augura, ad accogliere i tanti potenziali e futuri eventi culturali.

Il cinema, in origine, era il refettorio del convento di cui l’intero complesso ne rimanda architetture ed atmosfere. Tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 i d’Avalos fecero del refettorio un teatro, circolare con palchi in porpora rossa, legni e stucchi, diremmo un gioiellino, una sorta di piccola bomboniera in stile liberty, grazioso seppure piccolo in quanto calibrato sui potenziali fruitori: il ceto nobile, i possidenti e i professionisti della comunità troiana.

Purtroppo negli anni venti, come a volte può capitare ai teatri, il luogo fu incenerito dalle fiamme che lo distrusse quasi interamente, l’ambiente per molti anni rimase abbandonato, solo nel secondo dopoguerra, su sollecitazione della Prefettura di Foggia, il sindaco pro-tempore l’indimenticato “Don Leonardo Catalano” (Farmacista e rigoroso studioso locale di grande cultura) predispose la documentazione per la sua ristrutturazione (l’archivio storico comunale dovrebbe contenere i documenti attestanti tali atti).

Grazie al grande successo che il cinema godette negli anni ‘50 l’ex teatro non tornò ad essere tale, divenne, invece, una sala cinematografica comunale che in ricordo della struttura originale non disponeva solo di galleria e platea ma conservò i palchetti.

Ora dopo molti anni di abbandono il refettorio, poi teatro e per poco più di un ventennio cinema è stato restituito all’uso pubblico come “auditorium”. Si sarebbe potuto intitolare a San Francesco o ai d’Avalos o ridenominarlo sala comunale, o magari dedicarlo alla memoria di un personaggio illustre della città. Niente di tutto questo, esso viene, invece, bellamente identificato con il suo dispregiativo di: “Pidocchietto”, soprannome che lo ha contraddistinto solo negli ultimi tristi anni di esercizio.

Forse non tutti sanno che quasi ogni città aveva un “Pidocchietto” ovvero la sala più sgangherata e sporca dove si proiettavano films di quinta, sesta, settima… visione e dove spesso gli spettatori erano costretti a coabitare con la presenza di pulci e pidocchi, insetti parassiti dell’uomo assai diffusi prima dell’avvento del DDT (noto insetticida di fabbricazione americana in seguito rivelatosi cancerogeno).

Ora fermarsi a questo breve e poco significativo periodo storico marchiando il luogo con tutto il retaggio del simbolismo del suo dispregiativo appare atto inopportuno, inelegante oltre che poco funzionale e di nocumento al prestigio e alla dignità della sala che un doveroso ed integrale restauro ha reso pulito, sobrio, elegante.

L’intitolazione, infatti, risulta oltremodo, offensiva, anche, per gli artisti o per chiunque sia costretto  ad esibirsi o chiamato a partecipare, non in un teatro o una sala comunale bensì in un “pidocchietto”.

L’unica spiegazione plausibile potrebbe risiedere, forse, nel sentimento totemico che gli “intitolatori” potrebbero nutrire nei confronti dello ormai raro insetto. Infatti, come per alcune “culture altre”, potrebbe darsi si sia voluto assumere il Pidocchio quale animale totemico, ovvero quale animale simbolo di un comportamento identificativo di un gruppo di persone che si definisce e si riconosce nelle caratteristiche proprie e specifiche del “Totem” preso a modello, appunto: il Pidocchio.

Una tale interpretazione, che ai lettori potrebbe risultare esagerata, è, a nostro avviso, corroborata dal logo, in piccolo, e dalla decorazione del soprapalco, in grande, che riporta l’immagine di un pidocchio incastonato tra avvolgenti cornici allegoriche, insomma una rappresentazione iconico-celebrativa che in linguaggio artistico si direbbe un: trionfo del Pidocchio, proprio come si fa per le immagini dei santi o delle divinità.

Ora, ognuno è libero di ispirarsi o di imitare i comportamenti totemici dell’animale che più gli aggrada, se questo viene fatto in privato o per i soli credenti (le religioni totemiche sono state ampiamente descritte e studiate), meno bene è se si vuole coinvolgere in questa fede identificativa l’intera comunità cittadina. Dunque, e per piacere, liberateci nuovamente dai pidocchi e ridate dignità all’ex Teatro Comunale di Troia con un nome confacente che rispecchi la storia e il prestigio del luogo e che magari non squalifichi gli eventi che in esso si vanno a celebrare. 

1970459_801598779870104_898094097_n


GIORNO 1  19/03/2014

Questa sera comincia la mia avventura di candidato alle Primarie 2014
Sono molto contento ed un po' emozionato.
Mi piacerebbe incontrare tutti i miei amici e per questo motivo ho organizzato in Via Regina Margherita 192 ore 19,30 una piccola festa per San Giuseppe e per i papà con una zeppolina per tutti, nessuno escluso.
A stasera











Site Map